Giada Rossi e Ahmine Kalem: dalle Paralimpiadi di Rio alla festa che Messina ha loro riservato

26.01.2017 14:14

I due campioni, medaglia di bronzo nel tennistavolo, insieme al tecnico Alessandro Arcigli sono stati al centro della cerimonia organizzata dal Rotary Club in loro onore. Dopo la visita alla Cittadella Universitaria la coppia di atleti è rientrata in sede per continuare la preparazione per Tokyo

di Massimiliano Andò

La visita di Giada Rossi e Ahmine Kalem a Messina ha visto i campioni olimpici fare tappa al Royal la sera e alla Cittadella Universitaria il giorno dopo. Al Royal a dare il benvenuto ai due ospiti è stato il presidente del Rotary Club Paolo Musarra che ha, tra l’altro, messo in risalto l’importanza delle loro imprese non soltanto sotto il profilo sportivo ma anche sociale. “Quello che avete realizzato a Rio mi ha fatto commuovere - ha detto -. La vostra determinazione e la vostra voglia di reagire e con il lavoro andare oltre le difficoltà devono rappresentare un messaggio di speranza per i tanti disabili, giovani e non, che si può andare avanti”. Presenti in sala tra gli invitati, il delegato provinciale del Coni, Aldo Violato, il prof. Daniele Bruschetta delegato dal Rettore per le attività sportive dell’Università, Ludovico Magaudda presidente del Panathlon Club. Non sono mancati momenti emozionanti nel corso della serata, come quando sono stati proiettati sugli schermi i video che riassumevano i momenti più belli della esperienza a Rio di Rossi e Kalem.
Giada Rossi ha iniziato facendo riferimento alla sua accoglienza a Messina: “Tutto questo entusiasmo che si è creato intorno a me e ad Ahmine non può che fare piacere e lo considero inoltre un fattore positivo per tutto il movimento paralimpico. Ma è anche una gratificazione per tutto il lavoro e i sacrifici che sosteniamo quotidianamente in palestra. Sono davvero contenta. Salire sul podio con la medaglia al collo alla mia prima paralimpiade è stata qualcosa di indescrivibile”.
Ahmine a sua volta ha detto: “Ho affrontato la Paralimpiade pensando che fosse un torneo identico a tutti quelli sostenuti prima ma convinto che se avessi tirato fuori il cento per cento vi erano buone chance di salire sul podio, è così è stato”.
“Devo essere sincera -
interviene la 22enne friulana - in campo, sin dall’avvio, non ho pensato tanto alla medaglia. Può sembrare un controsenso ma è andata proprio così. Sono sempre stata concentrata a giocare pallina su pallina, punto su punto di ogni incontro senza farmi domande. Chissà, forse è stata questa la forza che mi ha permesso di salire sul podio. Soltanto una volta uscita dal campo dopo la finale per il bronzo ho cominciato a rendermi conto di quello che era successo”.
Ahmine Kalem ha ben scolpito in mente l’incontro della svolta. “Ho battuto nei quarti il numero uno del mondo, il cinese Ma Lin, campione paralimpico uscente (Londra 2012). Lui era venuto a Rio per vincere, peraltro ci avevo giocato contro in Germania e avevo perso. Sulla carta lui era favorito al settanta per cento, ma dentro di me sentivo una forza incredibile e anche dopo la perdita del primo set ero convinto di potercela fare. Ho stretto i denti sino all’ultimo e alla fine ce l’ho fatta”.
“E’ importante trovare dentro te stessa -
commenta Giada - qualcosa che ti fa andare avanti, nel mio caso è stato il tennis tavolo. Lo sport racchiude valori sani e genuini che ti porti dietro nella vita di tutti i giorni e insegna che con l’impegno arriveranno le soddisfazioni”. “II messaggio che lancio ai giovani - continua Ahmine - è di non arrendersi mai e se la mia esperienza può esser da esempio per loro, ben venga. Io non mi sono mai sentito un disabile. Sono abituato a ripetermi in palestra che quello che fa un normodotato posso farlo anch’io: questo mio modo di pensare mi da ancora più forza e cattiveria”.
Adesso è tempo di pensare a Tokyo e Giada si sente più stimolata dopo la medaglia di Rio: “Tuttavia dobbiamo intensificare il ritmo degli allenamenti sotto la supervisione del tecnico Alessandro Arcigli”.
Per l’atleta di origini tunisine confermarsi ad alti livelli è sempre difficile: “Adesso non sono più uno sconosciuto, ma avrò gli occhi addosso di tutti gli avversari. La cosa non mi spaventa ma è uno stimolo ulteriore per allenarmi con ancora più intensità. L’obiettivo minimo è quello di salire sul podio degli Europei in Slovenia, non dico quale gradino, ma confesso che vorrei incontrare e battere il campione olimpico Devos che sarà presente ai prossimi Europei in Slovenia”.